Faro di Punta Palascia - Otranto
- giagisamu
- 22 ago 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Agosto 2021

I fari ci piacciono un sacco! Questo è innegabile e, quando lo diciamo, a volte, la gente ci guarda come se fossimo pazzi o un po’ strani. Ma per noi hanno un fascino straordinario: sono costruiti in luoghi splendidi e solitari ed ogni volta che ne visitiamo uno ci piace immaginare come possa essere stare lì mentre il mare è in burrasca, magari d’inverno, mentre fuori piove.
Ne abbiamo visitati tanti, in giro per il mondo, dal Canada all’Australia, passando per la Normandia, ma non eravamo mai stati in quello di Punta Palascìa, vicino ad Otranto. Da qualche settimana abbiamo iniziato a seguire su Instagram l’account @palascia2021 che, tra le altre cose, pubblica ogni giorno gli orari di apertura. Che dire….mai pubblicità è stata più utile.
Il faro si trova a sud di Otranto, quindi bisogna imboccare la SP 87 in direzione di Santa Cesarea Terme e percorrere circa 7 km. La costruzione non è visibile dalla strada, in quanto è situata sulla scogliera, più in basso, per fare in modo che la luce sia allineata a quella del faro di Santa Maria di Leuca. Arrivando, quindi, siccome il cartello con l’indicazione può essere poco visibile, si può prendere come punto di riferimento il Radar costiero dell’Aeronautica Militare (il secondo che si incontra, rispetto al primo che, invece, si trova sulla destra).
Parcheggiata la macchina, si inizia la breve passeggiata, che mostra già dai primi metri un panorama mozzafiato, con il mare di un blu profondo, il bianco degli scogli ed il verde dei cespugli.

Di fronte ci sono le coste albanesi, distanti solo 71 km, che si possono vedere in una giornata tersa. Questo è il punto più ad est d’Italia, il primo a vedere l’alba ogni giorno.
Quando ci siamo stati noi, il vento di tramontana era fortissimo e questo non faceva altro che accentuare il senso di potenza che il mare infonde, quando sembra che basti un soffio più forte per farti volare via.
Il complesso del faro è costituito da una costruzione principale, su cui si trova anche la torre, e da una costruzione ausiliaria, posta di fianco.
Da alcuni anni, dopo un lungo periodo di chiusura, il faro è aperto grazie ad un protocollo d’intesa tra il Comune di Otranto e l’Università del Salento, che ha portato alla creazione di un museo dedicato all’Ecologia degli ecosistemi mediterranei, gestito dal responsabile del Progetto, professor Davide Calcagnile.
Arrivati all’ingresso, bisogna fare la registrazione, mostrare il green pass, necessario per l’ingresso, e poi si viene accompagnati nella visita.
Nel periodo in cui ci siamo stati noi era allestita anche una mostra fotografica. Durante l’anno, durante l’apertura delle scuole, vengono organizzate delle attività didattiche rivolte agli studenti.
Anche quando si è all’interno si sente costante la presenza del mare, il cui blu intenso è visibile dalle finestre, mentre il vento fa sentire tutta la sua forza.
Chiaramente, quelle che oggi sono le sale che ospitano il museo, un tempo erano adibite ad alloggio per la famiglia del farista e, a testimonianza di questo, è ancora visibile la cucina economica che veniva utilizzata per preparare i pasti.
Dopo una prima rampa di scale si arriva alla terrazza, dalla quale parte il secondo pezzo della scala a chiocciola che arriva fino alla lanterna. Questo è il momento più emozionante di ogni visita ad un faro, dal momento che si arriva al cuore della struttura, che rappresenta il motivo per il quale è stata realizzata: proiettare la luce che serviva per guidare la navigazione delle navi.

Inutile dire che la sensazione che si ha arrivando fino in cima è spettacolare: sembra di trovarsi direttamente sul mare. Uscendo sulla piccola balaustra siamo stati schiaffeggiati dal vento e credevamo che saremmo stati trascinati in cielo da un momento all’altro.
La visita è stata molto piacevole: abbiamo apprezzato molto sia la bellezza del luogo sia la passione con cui il professor Calcagnile (Davide, ci verrebbe da dire, vista la giovane età) porta avanti il suo progetto. Inoltre, questo è senza dubbio uno dei punti più belli della costa adriatica del basso Salento, quindi, volendo proseguire, si può riprendere la strada, in direzione sud, in direzione di Santa Maria di Leuca, il punto in cui finisce il tacco d’Italia.
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